«Dunque ci risiamo. Con la manovra anticrisi si colpiscono ancora le Cooperative. Altri direbbero che per fare cassa si va dove è più semplice e diretto. Più sicuro. Solo che in questo caso desta forti perplessità un provvedimento che non vale la pena di definire iniquo perché è solo “triste”. Nel senso più ampio del termine.
E’ triste perché colpisce l’unico modello di impresa solidaristica che per stare sul mercato si autoriduce sempre più i salari.
E’ triste perché colpisce due volte: la prima riducendo la “possibilità”, o meglio la speranza di una possibilità di capitalizzazione dell’ impresa cooperativa sottraendo eventuali importi destinabili a riserve.
La seconda perché tali riserve “rappresenterebbero”, quando costituite, elemento di garanzia per consentire l’accesso a finanziamenti bancari, a copertura di esigenze di liquidità, soprattutto per pagamento di stipendi ai soci lavoratori.
Ancora è triste perché colpisce le fasce più deboli delle categorie produttive e, indirettamente, anche tutti coloro, ancora più disagiati che di tali servizi, in latitante assenza dell’intervento statale, usufruiscono: anziani, svantaggiati, immigrati.
E cosa si fa? Quello che dovrebbe essere la garanzia di un passaggio generazionale nella solidarietà cooperativa viene filtrato e assorbito e consumato dall’incoscienza di una generazione egoista e imprevidente.
In breve, è questo, provvedimento iniquo e triste. E amaro.
Un colpo a tradimento che per ulteriore beffa “dovrebbe” nelle intenzioni, a salvezza dei famosi “saldi”(di stagione), coprire, anche se solo parzialmente, l’ormai affossato contributo di solidarietà.
Ma di quale solidarietà andiamo parlando in un Paese che si rivela sempre più egoista, disgregato e incapace di riforme coraggiose e realmente strutturali?
Comunque, Signor presidente del Consiglio, non sarà questa manciata di euro, a salvare il Paese.
Come, del resto, il colpo basso, non scoraggerà certo il Movimento Cooperativo che farà la sua parte e andrà avanti con coraggio e fiducia, pur di fronte al tentativo di omologare la cooperazione all’impresa lucrativa.
Spiace pensare che per un vero rilancio della crescita si sarebbe potuto fare proprio l’opposto: cioè estendere la possibilità oggi in capo alle cooperative anche ad altre tipologie di impresa, con effetti senz’altro positivi e forse sorprendenti.
E questo, la cooperazione l’ha dimostrato perché è l’unico comparto produttivo che ha saputo incrementare il livello occupazionale del Paese. Capace di creare lavoro dal lavoro e produrre ricchezza. Modello di impresa, fortemente legato al territorio, non è delocalizzabile.
E scusate se è poco. Ma anche su questa alternativa nessuno ci ha sentiti; e poi…ci sarebbe voluto molto più coraggio e fiducia nelle capacità di risposta del Paese». |